Così i bambini imparano a parlare delle quantità

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Milano, 20 settembre 2016 – I bambini imparano a parlare di quantità allo stesso modo, a prescindere dalla loro lingua madre. Lo dimostra lo studio internazionale “Cross-linguistic patterns in the acquisition of quantifiers”, cui ha partecipato l’Università di Milano-Bicocca insieme con numerosi atenei europei, asiatici e americani, pubblicato sulla rivista PNAS, Proceedings of the national academy of sciences (vol. 113, no. 33, pp. 9244–9249, doi: 10.1073/pnas.1601341113).

L’indagine, coordinata per l’Università Bicocca da Maria Teresa Guasti e Mirta Vernice del dipartimento di Psicologia, ha coinvolto 768 bambini di cinque anni e 536 adulti, parlanti nativi di 31 lingue, dimostrando che i cosiddetti quantificatori, cioè le parole che indicano delle quantità, come tutti e alcuni, pur non avendo un ordine naturale preciso come avviene per i numeri, sono appresi dai bambini nello stesso ordine a prescindere dalle rispettive lingue madri: prima  “tutti”, poi “nessuno” e “alcuni” e, infine, “la maggior parte” . A tale conclusione si è pervenuti dopo circa un anno e mezzo di lavori sperimentali, durante i quali i partecipanti dovevano dire se una frase come “tutte le scatole contengono una mela”  descriveva in modo corretto o meno un’immagine raffigurante delle scatole contenenti o meno una mela. Il numero di risposte corrette (associazione frase-figura corretta), indipendentemente dalla lingua parlata, era maggiore per le frasi contenenti “tutti”; seguivano le frasi con “alcuni” e “nessuno” ed infine “la maggior parte”.

Gli scienziati ritengono plausibile l’estensibilità dei risultati raccolti anche ad altri aspetti del linguaggio, comprovando l’esistenza di leggi universali che ne regolano il processo di acquisizione. Questo consentirebbe di predire universalmente l’ordine di acquisizione di aspetti specifici delle lingue.

«In una società multietnica come quella attuale risulta estremamente difficile individuare deficit linguistici in bambini stranieri, ma da questa scoperta si può partire per mettere a punto strumenti diagnostici validi per ogni lingua e dunque applicabili a tutti i contesti», ha dichiarato la professoressa Guasti, ordinario di Glottologia e linguistica. Questo, in futuro, avrà ripercussioni importanti sulla diagnosi dei disturbi linguistici, poiché ci consentirà di comprendere meglio le difficoltà di apprendimento di bambini in corso di integrazione in società diverse da quelle di origine e aiuterà a progettare percorsi di apprendimento trasversali per società multietniche.

La ricerca, co-finanziata dall’Unione europea nel quadro dei programmi di cooperazione nella ricerca scientifica e tecnologica (EU framework programme Horizon 2020, COST action A33 “Cross-linguistically robust stages of children’s linguistic performance” 2006-2010), è stata diretta da Napoleon Katsos dell’Università di Cambridge, che ha coordinato un gruppo di circa cinquanta studiosi in tutto il mondo.

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febbraio 10, 2025
  • BIL Seminar "What does atypicality really mean? Language acquisition in autism" - Mikhail Kissine febbraio 10, 2025 @ 2:00 pm - 3:00 pm U6, Sala Lauree, Terzo piano

    Abstract
    "Research on language in autism mostly explores delayed acquisition or atypical use, the reference point being language in non-autistic individuals. Such approaches focus on language disability, but somewhat downplay the acquisition routes that may be specific to autism. More specifically, typical language development is known to be intimately linked to socio-pragmatic, joint communicative experiences. Early-onset and life-long atypicality in the socio-communicative domain are core characteristics of autism, and likely explain why language onset is often significantly delayed in autistic children. However, it is also usually assumed that language trajectories in autism should be correlated with an increase of socio-communicative skills, such as joint attention. In this talk, I will review evidence that some autistic individuals may, in fact, acquire language in spite of persisting strong socio-communicative disabilities. I will also present new results that show that some autistic children are interested in language in and of itself, independently of its communicative function, and display enhanced sensitivity to the acoustic and structural properties of the linguistic input."

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